19 Marzo 2024
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L’eroe perduto della Scienza: Alexander Von Humboldt

L’invenzione della natura: Le avventure di Alexander Von Humboldt di Andrea Wulf

Dopo aver ricordato Darwin attraverso la biografia di Odifreddi, appare importante richiamare il lavoro svolto da un grande scienziato naturalista, Alexander Von Humboldt, le cui opere sono di pochi decenni precedenti a quelle di Darwin, ma il cui nome, purtroppo, appare quasi dimenticato nella letteratura del XX Secolo. In questa preziosa biografia di Andrea Wulf, “L’invenzione della natura: Le avventure di Alexander Von Humboldt”, lo scienziato è descritto come umanista e visionario ambientalista e le sue avventure sono appassionanti. Il libro è scorrevole come un bel romanzo, soprattutto nella prima metà; nell’insieme è dettagliato e ampiamente documentato da una ricchissima bibliografia prevalentemente di fonte tedesca. È la prima biografia ufficiale dopo molti anni e restituisce al pubblico questo formidabile genio. Wulf riferisce come il nome di Humboldt sia quasi dimenticato al di fuori dell’America Latina e della sua nativa Germania, e nell’epilogo finale si legge: “la sua scomparsa dalla nostra memoria collettiva va ricercata nel sentimento anti-tedesco che si sviluppò in particolare negli Stati Uniti e in Gran Bretagna con la Prima guerra mondiale”.  Eppure ci sono città e fiumi nelle Americhe che portano ancora il suo nome, insieme a montagne, baie, cascate, centinaia di piante e di animali. C’è un ghiacciaio di Humboldt e un asteroide di Humboldt. Al largo delle coste del Perù e del Cile c’è la corrente di Humboldt dove nuota il feroce calamaro gigante, e persino sulla luna c’è il “Mare Humboldtianum”.

Alexander Von Humboldt nacque nel 1769 da un prussiano funzionario di corte e da una energica e formale madre, figlia di un ricco industriale, che si è fatta poco amare dai figli. Fu allevato con rigore all’ombra del suo fratello maggiore, Wilhelm, linguista e filosofo, al quale è sempre rimasto legato. Fin da bambino le sue letture erano intrise di avventure dei grandi viaggiatori in terre lontane (Cook, Bouganville ecc). “Viaggiare”, andare lontano divenne un ossessione, un desiderio fortissimo che espresse a Londra alla vista dei vascelli sul Tamigi che portavano merci da tutte le parti del mondo. Alexander divenne una persona poliedrica e versatile: un uomo magro, apparentemente delicato, ma di una resistenza e forza straordinarie, guidato da estrema intraprendenza ma accompagnata da insicurezza, con una parlata veloce ed efficace e una memoria prodigiosa. Si formò in un contesto storico di grandi cambiamenti, l’Illuminismo, nel quale si afferma una nuova fiducia nella ragione e nella scienza, in cui gli scienziati di varie parti del mondo comunicavano tramite “Lettere” nuove idee e scoperte, superando barriere fisiche, linguistiche e religiose; un periodo in cui nessuno temeva che la Natura potesse essere distrutta. Nel ‘700 nascevano vari filoni delle Scienze, indipendenti dalla Filosofia, che oggi chiamiamo Scienze Naturali, bisognose di nuovi approcci e nuove metodologie; nasceva una forte specializzazione delle Scienze che portava a focalizzare i dettagli a discapito della visione globale.

Fu Humboldt a introdurre le Scienze Naturali nelle accese discussioni tra amici letterati, Goethe e Schiller. Durante gli incontri si parlava di arte e natura, delle idee che all’epoca impegnavano tutti gli scienziati e i pensatori d’ Europa. L’idea centrale delle loro discussioni era: “Come si arriva a comprendere la Natura?” Goethe, notoprincipalmente come grande letterato, a partire dai quarant’anni si dedicò agli studi scientifici e trasse beneficio dagli incontri con Humboldt: quegli anni per lui furono i più proficui. Humboldt, a sua volta, ne trasse beneficio, cominciando ad apprezzare anche la percezione della soggettività dell’individuo. Capì che “l’immaginazione” era altrettanto necessaria del pensiero razionale per comprendere il Mondo Naturale. Goethe credeva nel connubio tra Arte e Scienza, considerate per molto tempo le più grandi antagoniste. Nel “Faust”, poema riconosciuto come il suo capolavoro,  realizzò un lavoro letterario permeato di scienza. Il protagonista Faust, come Humboldt, è un uomo irrequieto, spinto da un’incessante ricerca della conoscenza, volto a scoprire tutte le energie della Natura. Humboldt divenne il nesso tra la vecchia visione meccanicistica della Natura e l’arte poetica del Romanticismo, guardò e osservò con occhi nuovi il Sud America, luogo dove compì il suo primo viaggio.

Il viaggio in Sud America. Come per il viaggio di Darwin sul Beagle 32 anni dopo, il lavoro di Humboldt è stato fondato in gran parte sul primo dei suoi tanti viaggi, che diventa il perno del libro di Wulf. Non a caso  Darwin, che ebbe modo di definirlo “il più grande viaggiatore scientifico che sia mai esistito”, portò con sé, durante il suo viaggio sul Beagle,il “diario di viaggio di Humboldt”, e scrisse che questo libro aveva impregnato la sua giovinezza e stimolato in modo decisivo il suo viaggio.

Al rientro dal viaggio in Sud America, Humboldt incontrò il ventunenne Simon Bolivar a Parigi nel 1804 e successivamente a Roma.Discutevano insieme di politica e anche di rivoluzione. Bolivar rimase molto colpito da come Humboldt parlava, affascinato, del suo paese d’origine, dalle descrizioni della Natura riportate sui suoi libri. Nessuno in Europa, ma nemmeno lo stesso Bolivar, conosceva la Natura del Sud America come Humboldt. Le idee e  le descrizioni fatte da Humboldt,le sue critiche al colonialismo e alla schiavitù, ispirarono la liberazione dell’America latina. Humboldt, che aveva etichettato Bolivar ai tempi di Parigi come sognatore immaturo e non in grado di guidareuna rivoluzione, dovette ricredersi e gli scrisse per congratularsi con lui. A sua volta Bolivar sosteneva che Humboldt aveva fatto del bene alla sua terra, più di tutti i conquistatori. Humboldt aveva importanti frequentazioni anche in Nord America, tra cui un entusiasta presidente Thomas Jefferson. Nei loro colloqui, per evitare situazioni conflittuali, l’unico argomento che evitavano era la schiavitù, considerata da lui disumana. Humboldt attraverso i suoi vivaci discorsi, lettere e libri, ha richiamato ai  lettori europei i temi del colonialismo, la schiavitù, l’ingordigia e il degrado ambientale che oltre due secoli fa trovò nelle Americhe.

Le interconnessioni. Alexander Von Humboldt era lo scienziato preminente del suo tempo. Si era reso contoche le colonie fondate su schiavitù, monocoltura e sfruttamento creavano un sistema fatto di ingiustizia e disastrosa devastazione ambientale. Tema, questo, più che mai attuale ai giorni nostri. E’ stato determinante nell’introdurre, agli inizi dell’’800, una concezione originale: l’idea dell’interconnessione contemporanea di tutte le strutture biologiche attraverso le loro relazioni ecologiche e ambientali. Le sue osservazioni sono sempre state guidate dal suo lavoro sul campo, non dallo studio sui libri; riteneva fondamentale scoprire cosa determina le distribuzioni delle piante sui territori, in termini di caratteristiche fisiche come precipitazioni e altitudine, e come le interconnessioni delle diverse caratteristiche fisiche e geografiche portano a diversi tipi di vegetazione. Fu tra i primi a proporre che le terre che si affacciano sull’Oceano Atlantico fossero un tempo unite (Sud America e Africa in particolare). Si entusiasmò nell’esplorazione del Monte Chimborazo (in Ecuador), che mostrò in sezione trasversale nel suo libro, dove le diverse zone di vegetazione sono allineate in relazione alle loro diverse caratteristiche fisiche. Ha “inventato” le isoterme – le linee di temperatura e pressione che vediamo sulle attuali mappe meteorologiche – e ha anche scoperto l’equatore magnetico. Più importante, tuttavia, Humboldt ha rivoluzionato il modo in cui vediamo il mondo della Natura. Ha trovato connessioni ovunque. Quando la natura è studiata come una rete, anche la sua fragilità diventa ovvia. Se viene tirato un filo, l’intero arazzo potrebbe disfarsi.

Alexander ambientalista ed ecologista. La prima incursione di Humboldt nella scienza degli ecosistemi, da giovane, è stata quella di mettere in guardia dagli effetti ambientali della deforestazione. Ha delineato “le funzioni fondamentali della foresta per l’ecosistema e il clima: la capacità degli alberi di immagazzinare acqua e di arricchire l’atmosfera con l’umidità, la loro protezione del suolo e il loro effetto rinfrescante.”

Humboldt, che aveva una visione globale dei problemi, fu il primo scienziato a parlare di cambiamenti climatici dannosi causati dall’uomo e che ciò avrebbe potuto avere un impatto imprevedibile sulle “generazioni future”.

Anna Musinu e Anna Tocco

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1 commento

  1. Grazie per l’approfondita e molto interessante recensione, che non toglie la voglia e la curisosità di leggere un libro a suo modo avventuroso, complesso e articolato. Il titolo si presta ad interpretazioni: eroe perduto perchè la scienza, negli ultimi due secoli, l’ha dimenticato, eppure gli deve tanto; eroe perduto perchè “nella scienza” si è perduto, con passione totalizzante, immedesimandosi nella natura, per capirne i meccanismi, che non sono deterministici o lineari ma sistemici, e di cui solo ora se ne coglie il senso.

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