29 Marzo 2024
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Il ragazzo greco

Questa piccola e modesta storia mi fu raccontata nel 1974 o ’75 e l’accaduto di cui si parla risalirebbe a qualche anno prima.
In una delle marine della costa orientale, da dove anche si può scorgere Tavolara, una notte estiva, sotto l’infinito scintillio degli astri e luci dal mare, e giovani lì in vacanze austere, con lo sciabordìo d’onde lunghe sulla battigia, ecco dalle dune…
Era stata come un’apparizione. La figura chiara veniva dal buio, silenziosa verso un gruppo di giovani ragazze e ragazzi seduti in circolo sulla sabbia: Aveva capelli biondi, mossi alla più leggera brezza; era snello, meno di vent’anni, l’espressione del viso dolce e intensa, si muoveva con grazia.
Chi era, da dove veniva, come era arrivato? Nessuno l’aveva visto prima d’allora. Non era del luogo, non era dell’Isola nostra, si capiva. Era solo, e magari veniva da lontano, dunque d’oltre il mare…
S’avvicinò, attratto dai canti e da una chitarra, salutò con un cenno e qualche parola. Gli dissero e gli fecero segno di sedersi in compagnia: lo fece sorridendo e contento.
Chiese di cantare e la sua voce portò incantamento nel gruppo. In quella melodia c’era ‘Thalassa’, il mare d’isole, quello della sua terra; c’erano le marine e gli arcipelaghi, e genti e vicende intricate e il baluginio di ricordi lontani…
Lasciarono che ancora cantasse, benché incuriositi di sapere della sua provenienza, del suo vagabondare: Così dolce, così stupefacente era quel canto!
Lui veniva dalla Grecia dei colonnelli, dov’era diventato angoscioso vivere. Pesanti scarponi avevano preso a calpestare una terra scabra distesa tra due azzurri, quello del mare e l’altro del cielo.
La Grecia che s’allunga di frastagli e d’isole sul mare…
Il ragazzo fu subito ospitato in una delle tende, rimase lì qualche giorno.
Mangiò con loro, ospite gradito, bevendo in allegria il vino scuro e forte di quelle terre.
Ma doveva andare, c’era da visitare ancora molto delle nostre coste e dell’interno aspro e solitario dell’Isola.
Il giorno del commiato quei ragazzi rudi e ‘balentes’, come lì ce ne sono, lo salutarono turbati da commozione; le ragazze dagli occhi ardenti, alcune, anche piansero mentre lo baciavano. Si intuiva e paventava l’assenza, il vuoto che avrebbe lasciato. Come s’usa gli fecero dono del pane che si lavora da quelle parti, quel pane sottile e croccante di lunga durata, e del formaggio rustico dal retrogusto d’erbe aromatiche.
Chi era questo ragazzo greco? E com’è che approdò in Ichnusa che dal suo Paese si trova facendo rotta in occidente, ossia seguendo l’orizzonte dove il sole cade ‘occiso’?…
Il ragazzo se ne andò lasciando un alone di mistero e di tenerezza.

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