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12 Ottobre 2024
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In ricordo di Michela Murgia

Quella morte che la scrittrice aveva annunciata, con un tocco di teatralità, e subito amplificata da immagini televisive , è infine arrivata a porre termine alla vita, e con essa alla grave e irreversibile malattia carica del suo dolore. Michela Murgia era ormai persona famosa, scrittrice affermata e riconosciuta.

Nel 2009, ospite del “Circolo dei lettori di Elmas”, fu invitata a presentare “Accabadora” (titolo erroneamente scritto con due “c”) edito da Einaudi. Qualcuno di noi lesse il libro: piacque. Ancora non era molto conosciuta, non aveva vinto premi letterari importanti Michela Murgia. La contattammo e fu facile concordare con lei la presentazione del libro. Mi piace ricordarla nella sala gremita di partecipanti curiosi e attenti, lei giovane sorridente, ben disposta e contenta lì di parlare del suo libro, di rispondere alle molte domande poste, di spiegare. Fui io che introdussi la presentazione di “Accabadora”. Ricordo parlai più del dovuto, un poco divagante anche. Michela Murgia con attenzione e pazienza ascoltò, prese appunti. Le sue risposte colpivano sempre nel segno, mai banali. Nessuno si distrasse.

Non passò molto tempo e Michela Murgia vinse premi letterari importanti; la sua personalità si affermò divenendo protagonista anche al di là del campo letterario. Non sempre mi son trovato d’accordo con le sue idee, con le sue scelte politiche. Ma ammiravo la sua “radicalità”, la sua acutezza, il suo modo di ragionare sicuro, deciso e pacato, la limpidezza del suo argomentare. La sua dialettica, nei dibattiti con interlocutori esperti e agguerriti,  era una forza che si imponeva ricevendo il rispetto.

Di lei ora ci rimane il ricordo; ci rimangono i libri e altro che ha scritto; la sua varia attività intellettuale.

Gabriele Soro

(A nome di tutto il Direttivo di Equilibri)

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3 Commenti

  1. Gabriele ricorda il nostro incontro con Michela Murgia, che allora, non ancora notissima, cominciava a girare per la Sardegna e per la penisola, a parlare del suo libro. Era la sua vera prima opera letteraria dopo “Il mondo deve sapere” (2006).
    In pochi ma significativi tratti Gabriele ne delinea la figura ad un giorno dalla sua scomparsa.
    Accabadora, prima riga: “Fiillus de anima”. Quasi l’annuncio di un tema, poiché, dopo un punto perentorio, si va a capo per dare inizio al romanzo.
    Come Maria Listru è fill’e anima di Tzia Bonaria Urrai, la protagonista di Accabadora, Michela Murgia, è fill’e anima di Tzia Annetta Marongiu, sorella di sua madre Costanza, come sono fill’e anima i quattro figli da lei adottati per la sua famiglia allargata, di cui fanno parte il marito Lorenzo Terenzi, sposato qualche giorno prima della sua morte, e i tanti amici che la circondavano. Questa pratica di affido, forma di solidarietà familiare, assai in uso nella tradizione sarda e non giuridicamente codificata, ha ispirato la letteratura (Deledda: Annetta ne “L’edera…) Sul rapporto tra genitorialità biologica e genitorialità d’anima Michela Murgia ha costruito il suo più bel romanzo, ma si può considerare come un centro di interesse permanente nel suo percorso di donna e scrittrice e più di una volta ha affermato che in una famiglia ciò che conta non è tanto l’amore, che può avere risvolti ricattatori e di possesso, quanto il rispetto dell’altra/o. Tzia Bonaria rispetta Maria, come fosse “figlia del suo ventre”.
    Su questo concetto Michela Murgia ha fatto le sue battaglie: rispetto delle donne, degli immigrati, di chi fa scelte sessuali non etero, rispetto per i valori da cui discendiamo (Antifascismo), intervenendo, anche in modo ruvido e polemico, con tutti i mezzi, soprattutto sui social in cui era molto attiva, quasi come fosse animata da una febbre di giustizia. Pur non essendo d’accordo su tutto quanto lei ha fatto e detto, mi chiedo se questa febbre non l’abbia allontanata dalla letteratura, privandoci di un altro libro, che avrebbe potuto scrivere, così bello come “Accabadora”.

  2. Grazie Gabriele per questo ricordo, peccato non essere stata presente a quella presentazione, che da come l’ hai descritta, di sicuro sarà stata bella e interessante.
    Michela è inevitabilmente una bravissima scrittrice, ma oltre questo è una donna coraggiosa, che è andata contro gli stereotipi che si pretendono a una donna pubblica, ( e non solo pubblica), le è stato fatta violenza molto pesante per il suo aspetto fisico, le è stato detto di tutto, ho letto offese irripetibili, anche da alcuni personaggi televisivi importanti. Spesso sono di più le donne che ricevono critiche offensive per il proprio aspetto fisico, l’uomo meno.
    Lei li combatteva questi comportamenti con grande caparbietà, anche con delle riflessioni letterarie di un certo rilievo è una dialettica illuminante.
    Ho sempre ammirato la sua grande lotta per il patriarcato, spacciato qui in Sardegna per matriarcato, ho letto la sua prefazione del libro della vignettista francese Emma: Bastava chiedere, mi ha fatto riflettere sul potere che hanno le parole quando diventano stereotipi difficili poi da smantellare.
    Ha fatto un’analisi lucida e oggettiva sul problema. Molto interessante.
    Mi sono ripromessa di rileggere tutti i suoi libri, un modo per onorarla per ciò che ha fatto e che ha lasciato, sia come scrittrice che come Donna sempre in lotta. Ma rileggere i suoi libri sarà anche come se lei fosse ancora tra noi, perché in effetti è così.
    Buon viaggio Morgana, per sempre libera.

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