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22 giugno 1970: certus in su bar

(Il 21 giugno 1970 Italia e Brasile a Città del Messico giocarono la finale della Coppa Rimet. Il Brasile di Pelé vinse per 4 a 1). Il giorno dopo, lunedì 22 giugno di 50 anni fa si discute in tutta Italia di quella memorabile partita…anche ad Elmas.

 Sebbene i filamenti metallici che pendevano tintinnanti all’entrata del bar fossero fragili e apparentemente inutili, essi costituivano una barriera tra il dentro e il fuori,  e quando qualcuno mormorava aiò ca intraus si capiva che si entrava in un altro mondo…

Nella bolla d’aria umida e fumosa, con l’odore forte e acre dell’anice, del fil’e ferru, della birra e dei caffè, ci si spostava al richiamo dell’ita buffas? E il fuori non esisteva più. Nel frastuono generale pareva impossibile riconoscere quel richiamo, eppure ciascuno si avviava deciso verso i tavolini di appartenenza, come fanno gli uccelli che infallibilmente tornano al nido.

Quel giorno era speciale, 22 giugno 1970, lunedì, come lo era stata la domenica, 21 giugno, quando allo stadio Azteca di Città del Messico si era giocata la finale della Coppa del mondo di calcio, e il Brasile si era portato a casa la favolosa coppa Rimet, quella che spetta a chi ha vinto i mondiali per tre volte.

-Mali Pigàu vuoi ricordarci le formazioni, tu che hai una memoria di ferro? – attaccò uno dei giocatori…

Brasile: Félix, Carlos Alberto, Piazza, Brito, Everaldo, Clodoaldo, Gerson, Rivelino, Jairzinho, Tostao, Pelé; Italia: Albertosi, Burgnich, Facchetti, Cera, Rosato, Bertini, Mazzola, De Sisti, Domenghini, Boninsegna, Riva.

– Bravu ti sei guadagnato una birra! – uno dei giocatori ordinò da bere per Mali Pigàu, ma era una scusa per vedere sa pippìa tutta intera e non solo a mezzo busto da dietro il banco…

– Come vedi il Brasile ha giocato con un uomo in più, Carlos e Alberto…aicci bincit su burriccu puru …

– A me non mi prendi per il culo, lo so che Carlos e Alberto sono la stessa cosa, la stessa persona…non seu aicci mali pigàu…

Il fatto è che il Brasile – aggiunse Su dribbladori de sa bidda – ha davvero un uomo in più, Pelé, su Rei, la perla nera…anzi ne vale quattro…berus Malii Pigàu?

– Si, infatti il suo nome vero era Edson Arantes do Nascimento

Mali pigàu ne sapeva davvero di calcio e si arrabattava a difendere la nazionale italiana, a suo dire drommìa e fadiàda dalla storica partita con la Germania

-C’è del vero in quello che dice l’amico – intervenne su professori con aria sentenziosa – la nazionale era veramente stremata…ma forse c’è dell’altro…

– A mei mi faidi incazzai su professori… non è che uno che parla come un libro stampato tenit arrexoni po forza… ita stremmata e stremmata…è Valcareggi chi s’est drommìu, hat cunfindiu is numerus…

– Certu ha messo il numero 2, Burnich, a marcai a Rivelino che c’aveva l’11 e faceva il centrocampista, e Bertini cun su numeru 4 a marcai a Pelè che era una punta…candu s’est accattàu de sa cazzada, Burnich che si era appena spostato su Pelé  e fiat pighendi is misuras, non est arrennèsciu a sartai in cielu po bloccai a Pelé. Uno a zero e ciao…

Pelè salta più in alto di Burgnich il primo gol del Brasile

Ma kalli ciao…eravamo ancora in partita e Bonimba infatti aveva anche pareggiato…ma se manca l’innesco per GiggiRRiva non c’è niente da fare – riprese il tipo in piedi – e Rivera perché non l’ha messo?

– Mi ses pighendi a cu cun cussu innesco…la ca non est un’ allummiu…. – ribattè uno dei giocatori che approfittò per fare degli strani movimenti con le ciglia degli occhi al compagno di scopone…

– Il fatto è che in queste partite gioca anche il fattore psicologico, i messicani, che erano presenti in massa all’Azteca, facevano il tifo per il Brasile…non dimenticate che l’Italia aveva eliminato i padroni di casa con un sonoro 4 – 1 nei quarti di finale e ora volevano farcela pagare –

O su professori is messicanus fiant ciuccus de tequila, lasci perdere la psicologia, Brasile era una squadra di fuoriclasse, cussu Carlos Alberto pariant diaderus dus, curriat cumenti una locomotiva nella fascia destra, cussu Rivelino, unu pei scetti, su sinistru, ma cuàda su palloni, atru che tui…

Su dribbladori de sa bidda, punto nel vivo, si lamentava della sfortuna…- La ca deu seu ambidestro, giogàmmu con tutti e due i piedi, nel calcio, come nella vita, ci vuole fortuna…berus su professori? Si deu femu nasciu in Brasile mancai emmu giogàu cun Rivelino…

-Segundu mei potevi giocare con Tostao, poita tui fiast conca dura, volevi un pallone per conto tuo…guarda che il calcio è un gioco di squadra, non serbinti is giogheris…

– Ma cosa c’entra Tostao con conca tostada? Lo sapete cosa significa in brasiliano?

– Aspetta ca pigu appuntus…vada avanti o su professori…

– Tostao era  un fuoriclasse già dall’età di sette anni, e poiché era piccolino e fragile quando giocava nella squadra del suo quartiere con ragazzi molto più grandi di lui, gli diedero il soprannome, su lomingiu, di tostao, che significa piccola moneta…era molto intelligente in campo e fuori, tanto che finita la carriera di calciatore si è perfino laureato in medicina…

– Sa beridadi – riprese Mali Pigàu – è che i brasiliani si spassiano quando giocano, gioghendi a palloni si ndi scarescinti de essi poburus, giocano scalzi, scurzus, nelle strade, con la polvere e su ludu, nelle spiagge, e candu diventano famosi mica si dimenticano di divertirsi…

Sembravano parole insulse e al vento, buttate lì nell’atmosfera umida e fumosa di un bar di paese, eppure tutti si fecero silenziosi…forse perchè anch’essi, da tempo, avevano smesso di  divertirsi, e su professori, che voleva dire come il calcio può anche essere la poesia di un popolo, si lasciò prendere dai sui pensieri perché in fondo mali pigàu aveva detto le cose più giuste… e tanto bastava.

Tonino Sitzia

(racconto pubblicato qualche anno fa e ora riproposto nella ricorrenza dei 50 anni di quell’avvenimento)

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