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Marcello Fois “Nel tempo di mezzo”, Einaudi 2012

La storia non è poi la devastante ruspa che si dice. Lascia sottopassaggi, cripte, buche e nascondigli. C’è chi sopravvive.

Montale non aveva certo una visione ottimistica della storia. Del resto come dargli torto, lui che aveva vissuto il terribile novecento, le due guerre mondali, il fascismo e il nazismo. Eppure “c’è chi sopravvive”, aggrappandosi alla Grande Storia che tutto spazza, magari inventandosi un’origine, o cercando un punto da cui partire per dare un senso al proprio esistere. Nel romanzo Stirpe, Luigi Ippolito Chironi, il padre di Vincenzo protagonista di “Nel tempo di mezzo”, prima di partire per sa gherra, si era inventato una lontana origine spagnola, i De Quiròn allevatori di cavalli, che poi sarebbero diventati Kirone, infine Chironi. È la necessità che abbiamo tutti di sapere da dove siamo partiti? È il complesso di inferiorità delle umili origini che si vuole riscattare con nobili ascendenze? Era un modo per giustificare una certa agiatezza della famiglia, frutto peraltro del duro lavoro de su ferreri Michele Angelo Chironi? Perché su poburi arricchiu dà fastidio, e prima o poi la Storia gliela fa pagare.

In realtà i Chironi, come i batteri nel brodo primordiale, sono frutto del caso, e prima che Michele Angelo Chironi e Mercede Lai, teracca di oscure origini, si sposassero, c’è il nulla. Il legame che lega Michele Angelo, il capostipite della famiglia, a Vincenzo, protagonista di “Nel tempo di mezzo”, è che sono entrambi dei reietti, cresciuti il primo nell’orfanotrofio di Cuglieri, il secondo in quello di Trieste.

“Nel tempo di mezzo” comincia con lo sbarco di Vincenzo a Olbia il 12 ottobre 1943. Ha in tasca una lettera e un atto notarile, consegnatogli, al compimento del decimo anno di età, dal rettore dell’orfanotrofio di Trieste, in cui si legge “Chironi Vincenzo, di Chironi Luigi Ippolito e di Sut Erminia, Cordenons 15 febbraio 1916, paternità legalmente riconosciuta con atto notarile stilato il 6 maggio 1916 presso lo Studio Notarile Plesnicar di Gorizia”. La lettera è un semplice biglietto della madre, da lui mai conosciuta, datato 1920, in cui lo prega, non appena lasciato l’orfanotrofio, di recarsi a Nuoro, in Sardegna, dove suo padre ha parenti e beni.

Nel voler ritrovare i suoi oscuri legami col passato, Vincenzo dovrà ricostruirsi un’identità. Con lo stupore dell’iniziato scopre a poco a poco quella zattera in mezzo al Mediterraneo che era la Sardegna, un punto insignificante nell’atlante del mondo, una sperduta macondo dove tenaci formichine si giocano la vita, con i suoi profumi, i suoi colori, le sue asprezze, le sue montagne, il suo mare, in parte simili al suo Friuli, perché non è vero che mare e montagne fossero inconciliabili. Avrà incontri, perché la conoscenza è relazione e l’identità è apertura al nuovo, ascolterà racconti e storie, ritroverà il patriarca Michele Angelo, suo nonno, su ferreri ignaro dell’esistenza di un nipote, che forse potrà riaprire l’officina e riannodare il filo delle generazioni; sarà coccolato da Marianna, l’unica zia superstite, e anche per loro sarà un nuovo inizio, conoscerà e sposerà Cecilia, che gli insegnerà tutto, e soprattutto il peso dei NO, e con la quale vivrà momenti di felicità e acuta sofferenza, perché, come gli aveva detto prete Virdis, all’inizio del suo viaggio verso Nuoro, il dolore è preciso, la felicità è svagata. Perché uno è guerriero, l’altra è fanciulla.

Le fame, le cavallette, la malaria, la riforma agraria, la ricostruzione e la crescita della città…e mentre la grande Storia fa il suo corso, Fois, in questo straordinario romanzo, storico ed epico, racconta delle alterne fortune delle donne e degli uomini, il desiderio dei figli, le amicizie, la politica…
Tutto accade nel tempo di mezzo, dal 1943 al 1978 un tempo sospeso a metà, non moderni, non antichi, ma sensibili, esposti al contagio.

Marcello Fois è stato a Elmas, ospite di Equilibri, Circolo dei Lettori e Presidio del libro di Elmas, il 28 novembre 2012. Il suo ultimo romanzo “Nel tempo di mezzo” edito da Einaudi, è stato presentato da Ottavio Olita, giornalista di Rai 3, sede regionale della Sardegna.

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