28 Marzo 2024
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Diario di viaggio 3: Qoricancha e Saqsaywaman, laddove parlano le pietre (Perù, Dicembre 2017)

Un antica leggenda inca, riportata dal cronista basco Martin de Murúa vissuto nel XVI secolo, e autore di una Historia general del Perú, racconta di come esistesse una chincana, un passaggio segreto con varie diramazioni che metteva in collegamento il Qorikancha con il Saqsaywaman, due dei più importanti monumenti della civiltà inca, l’uno situato in pieno centro a Cusco, e sul quale è stato edificato il convento di Santo Domingo, e l’altro ad appena due chilometri dalla città, in un luogo elevato che la sovrasta.
In lingua quechua chinkana significa “lugar donde uno se pierde,laberinto”, e per una curiosa assonanza linguistica il termine ricorda la gincana, il tortuoso percorso che da bambini o da giovani si faceva in bicicletta o in moto.

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Si racconta anche che alcuni studenti si siano addentrati nella chinkana dalla parte del Saqsaywaman e che siano ricomparsi, dopo giorni, dietro il retablo maggiore della chiesa di Santo Domingo, con nelle mani una pannocchia d’oro. Gli archeologi non hanno trovato alcun passaggio segreto, ma chissà se qualche Indiana Jones, o qualche cacciatore di misteri, non trovi, prima o poi, qualche tesoro nascosto, scoprendo la chinkana e percorrendone i labirinti.
Quello che resta di stupefacente sono i resti dei due monumenti. Non è facile isolarsi all’interno di ciò che resta del Qorikancha: frotte di turisti di tutto il mondo, in gran parte al seguito di guide molto preparate, smanettano con cellulari e macchine fotografiche, in una frenesia di selfie e scatti.

Eppure è necessario fermarsi a ragionare, capire che il nostro stupore è forse lo stesso dei conquistadores che arrivarono a Cusco, colpiti dal medesimo sfasamento psicologico dovuto alla bellezza delle costruzioni Inca e dalla presa di coscienza che non siamo, noi occidentali con la nostra cultura, il centro del mondo. Quando Francisco Pizarro conquista Cusco nel Novembre 1533, dopo sanguinosi combattimenti e strenua resistenza da parte delle popolazioni locali, l’anno dopo, in una cerimonia di fondazione della cattedrale, secondo l’usanza spagnola, la definisce “città nobile e grande”. È un omaggio alla capitale degli Incas? Omaggio dei vincitori ai vinti? O è nobile grande in quanto cristianizzata? Certo è che la cattedrale fu costruita sopra il palazzo dell’Inca Viracocha, utilizzando blocchi di granito rosso provenienti dalla fortezza di Sacsayuaman, così come il convento di Santo Domingo venne edificato sopra il Koricancha, dal nome in quechua che significa “Recinto d’oro” o “Giardino d’oro”, il Tempio del Sole dedicato a Viracocha, la divinità creatrice, e Inti, il dio del sole.

Il cronista Garcilaso de la Vega, figlio di una principessa inca, descrive così il Koricancha: los muros estaban cubiertos de arriba a abajo de planchas y tablones de oro. En el muro testero, que llamamos altar mayor, tenían puesta la figura del sol, hecha de una plancha de oro, el doble más grueso que las otras planchas que cubrían las paredes (le pareti erano coperte da cima a fondo con assi e tavole d’oro. Sulla parete frontale, che chiamiamo l’altare principale, avevano la figura del sole, fatta di una lastra d’oro, due volte più spessa delle altre lastre che coprivano le pareti).

Qoricancha: particolare

Conosciamo la cupidigia dei conquistadores: quest’oro venne trasformato in lingotti e spedito in Spagna.
I resti più belli e imponenti del Koricancha sono quelli accessibili dal chiostro del convento: i muri in andesite scura sono perfetti, con quattro ambienti comunicanti da un’unica finestra, con nicchie cieche e un un’unica porta di accesso, tutte a forma trapezoidale. Tale forma, e la precisione nella lavorazione tipica delle costruzioni inca, ha assicurato alla struttura una solidità che ha resistito a tutti i terremoti che si sono susseguiti nel corso secoli. Ciò non è accaduto per le chiese cristiane costruite con tecniche e materiali diversi.
In una collina che a ovest sovrasta Cusco, a 3700 di altitudine, il ciclopico sito megalitico di Saqsaywaman. Nel pianoro di ingresso si è da subito colpiti e impressionati dalla triplice cornice di mura che segnano il profilo di confine verso l’esterno della fortezza.

La fortezza terrazzata di Ollantaitambo

Il piano urbanistico di Cusco delinea una forma di puma, animale sacro agli inca, e Sacsahuaman ne sarebbe la testa e le mascelle. I massi che la caratterizzano sono alti anche 8 metri e il loro peso va dai 100 alle 300 tonnellate. Le pareti del si estendono orizzontalmente e in parallelo sono lunghe circa 400 metri, e le torri che lo delimitavano sono state distrutte dagli spagnoli, i cui massi furono utilizzati per costruire case e chiese a Cusco
Qui aleggia il fantasma di Manco Inca Yupanqui, eroe ribelle che, nella lotta per la liberazione di Cusco dagli Spagnoli, nel 1536 combatté una strenua battaglia, riconquistò la fortezza per un breve tempo, prima di essere nuovamente sconfitto da Juan Pizarro e rifugiarsi a Ollantaitambo, la mirabile fortezza terrazzata oggi visitabile in tutta la sua maestosità

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