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Esercizio n° 9

Ci vogliono il dilettevole e il reale; ma il dilettevole deve essere preso anch’esso dal vero”

Pascal, Pensieri

“Ottobre 1972”

Era uno strano autunno quello che si viveva nel bar de is amigus. Un’aria malinconica in sintonia con la stagione rivelava il disagio degli avventori, quei buontemponi che facevano fatica ad adattarsi ai cambiamenti all’interno di quello che consideravano “il loro bar”. Niente di particolare in verità ma quel tanto che bastava a disturbare l’occhio pigro degli abitudinari. Anche il meccanico gesto di prendere possesso del tavolino d’ordinanza, che “prima” gli amici dello scopone scientifico avrebbero potuto eseguire quasi alla cieca, ora richiedeva un certo controllo perché i tavolini erano stati posizionati in altro modo, con una specie di geometria a zig zag così che era completamente cambiata la prospettiva all’interno del locale. I bicchieri che prima era sistemati nella parete dietro il bancone in ordine di grandezza ora erano raggruppati per tipologia a mo’ di piramide, strano ma ingegnoso modo di tenerli ordinati a sfidare le leggi dell’equilibrio. Perfino l’entrare nel bar era un’altra cosa. I filamenti metallici all’ingresso, che facevano il loro allegro tintinnio ogni volta che qualcuno entrava e che venivano fatti squillare dai monelli di passaggio, erano stati sostituiti da una moderna porta con cerniera a molla che si apriva e chiudeva automaticamente.
– E ita ndi narais de tottu custu trumbullu?- disse uno del gruppo dello scopone scientifico
– E fustei o su professori…di praxit sa novidadi? Non parit prus su bar de prima…
– Sono alquanto perplesso…quasi sconcertato…- commentò il professore
– Come dice il proverbio “Gallina vecchia fa buon brodo” disse Mali Pigau…
– Ma ita c’intrat sa pudda immoi…- chiosò l’allampanato
– In effetti è un esempio poco pertinente…ma forse l’amico Mali Pigau voleva significare che il vecchio bar era un’altra cosa…io direi che un altro proverbio, forse più adatto alle circostanze, è quello che recita chi lascia la strada vecchia per la nuova, sa quel che lascia, e non sa quel che trova…vedremo col tempo…
– Donnia tanti toccat a cambiai…- disse su driblador’e sa bidda – su coach narat sempri “per ogni squadra ci vuole una tattica diversa”…
– Ma tui?… Est possibili?…Seus chistionendi de figu siccada e tui ci stuppas a sa faa arrostia?…Seus chistionendi de tottu su murigu de su bar e tu ndi bogas su palloni…e poi chin’arrabiu est cussu coch…
– Est su mister…s’allenadori…su coach…chi bosatrus non maziais de ingresu cumenti fadeis a cumprendi de palloni?…candu Carosio narat off said bosatrus ita cumprendeis? E candu narat techel?…
– E chi deu in sardu nau arrebronai…tui cumenti du nasa in ingresu?
– In effetti ci sono parole dialettali che sono talmente cariche di espressività che sono intraducibili in altra lingua…
– Certu…chi deu nau accallonau – disse uno dei quattro cartari rivolgendo lo sguardo al nuovo barista – naramiddu in ingresu…
– O Efisiu ita ndi nasa de ti ponni una bella gunnedda, de ti pintai pagu pagu is murrus…de essi prus delicau candu portas is tassas po sa birra…?
Efisio era il nuovo barista, un tipo un po’ rigido di portamento e di carattere, non proprio abituato alle schermaglie giocose con gli avventori…era lui il colpevole di tutti cambiamenti all’interno del bar…piccole modifiche di poco conto a dire il vero, ma tali da rendere quell’inizio d’autunno davvero particolare. Era il primo autunno senza Maria. Nessuno, tra gli avventori del bar, esplicitava i sentimenti comuni, quasi una ritrosia maschile a riconoscere che senza Maria era un’altra cosa.
Era stata modificata anche la finestrella che in fondo al corridoio illuminava fiocamente il cammino di chi dal bar si recava alla sala biliardo e che dava quella sensazione particolare che si prova quando si entra nell’antro di una grotta. Ora la finestra era diventata molto più grande e la luce sparata nel corridoio toglieva quella penombra che accompagnava i signori della goriziana, gli amanti del tavolo verde che non avevano affatto gradito la novità.
Vedrete che pian piano vi abituerete…io ho fatto un corso regionale per barman…e ho tutti i titoli per lavorare…ho fatto alcune modifiche all’interno del bar per attirare anche qualche giovane…- sosteneva Efisio
– Ma ita si parit…immoi sa regioni si ponit a spendi su dinai de nosus po fai cursus de baristas…deu nau ca accallonaus ci ndi funti medas…
– O su driblador’e sa bidda non ses solu a essi accallonau…finzas in sa regioni ci funti stontonaus cument’a tui…sceti ca cussus de sa regioni murigant dinai dei cittadini…dico bene professore?
– Non mi pare peregrina l’idea di fare dei corsi professionali per baristi…
– E invecis è propriu un’idea pellegrina…e sono pellegrini quelli che l’hanno inventata – intervenne l’allampanato…
– Castiai… ziu lantioni est sempri ingunis siddau e cittiu a tipu stoccafissu ma gandu chistionat calincuna borta narat cosas serias…
– Non avete capito…ho semplicemente detto che non è proprio sbagliata l’idea di fare dei corsi professionali…il futuro della nostra isola, e non solo, è legato alla formazione…ho usato la parola peregrina nel senso che non è bislacco o strano fare dei corsi per baristi…
– O Efisiu e ita cursu fiat cussu de barista?
– Si chiamava “Corso Professionale per Barman con rilascio di qualifica”
– Ma poita du zerriant barman? Non est prus bellu barista?…
– Barman è un nome di origine inglese…non si tratta solo di servire ai tavoli…ma il vero barman sta al banco per servire il cliente e proporre cosa consumare a seconda delle ore…e poi è un titolo più spendibile anche fuori dalla Sardegna…
– O Mali Pigau…tui ca ses disoccupau e ses sempri circhendi concas de feminas in su ludu de su stani…abbarra alluttu…stammei ca in sa regioni ci funti cursus po tombarolo…si dice così o su professori?…
– Ma stiamo scherzando? Quando mai la regione finanzia attività illegali…caso mai promuove corsi per tecnici di cantieri archeologici…ma l’archeologia è roba per laureati… vi chiedo di non parlare troppo a voce alta della passione del nostro amico…qualcuno potrebbe metterlo nei guai anche se lui non è un tombarolo perché non ricava alcun lucro dalle sue scoperte…
– Labai ca deu mi seu imbruttau is manus po agattai cussas concas…- disse Mali Pigau…d’ollu biri su laureau forroghendi in su ludu pudesciu…e poi…appu promittiu a su professori de donai cussu chi app’agattau a is autoridadis…
– È un’ottima cosa…donare alla soprintendenza i reperti…ma lei sarebbe un ottimo allievo di un corso per tecnici archeologi…ha la passione e anche un certo fiuto…l’unico problema forse è l’età…
– O Mali Pigau…ma de it’ annu ses? De su 1943 o de su 1944?…Arraz’e annus de guerra! Tui ses nasciu “tra fuoco e fiamme”, cumenti narat su professori e po cussu ses aicci mali pigau…
– E tui ses cuntentu candu ti zerriant crugulloni?
– E a mei chi mi zerriant lantioni sceti poita seu artu e marriu?
– I soprannomi, is allomingius come dice la lingua sarda, sono molto spesso ingrati…ti si appiccicano addosso e poi te li porti dietro per tutta la vita…
– Labai…si du nau in italianu: fatevi i cazzi vostri…a bosatrus non interessat s’edadi mia…e poi deu e custu lantioni innoi accanta seus is prus gióvunus de tottu sa cricca…e chi mi pongu…torru a scola a studiai s’archeologia…
– Sono perfettamente d’accordo…non esistono barriere d’età per la cultura e per lo studio…
– O Efisiu…accosta…birra al popolo sardo…innoi sa genti chistionat e non buffat..
– Quale birra posso offrirvi?
– Ma o Efisiu d’as cumprendiu ca nosus buffaus sceti birra quattro mori?
– A mei cust’Efisiu non mi da contat giusta…est tottu delicau e alliputziu… chistionat sceti s’italianu…”desiderate signori?” “in cosa posso servirvi?” “che tipo di birra gradite?” “posso proporvi un cotel di mia invenzione?” …
– Ma ita est custu cotel…non appu mai intendiu unu fueddu aicci strambeccu
– Busatrus seis genti de batalla…si narat coctel…candu femmu in Germania ndi buffanta meda…issus nanta aperitif…e du buffant prima de prandi o de cenai…
– O Mali Pigau…non seus manc’arribaus e depeus andai giai a cenai?
– Volete sapere qual è l’origine di questo nome? – intervenne il professore- letteralmente dall’inglese significa “coda di gallo”, da cock, gallo appunto, e tail, coda, e si riferiva al cavallo bastardo a cui veniva tagliata la coda perché restasse alta come un gallo…poi il nome per estensione è stato usato per indicare una bevanda bastarda…mista di acqua e alcool…Efisio concordi col fatto che il cocktail è una mistura, un miscuglio di acqua e alcool?
Efisio si avvicinò al tavolo de is amigus e spiegò come l’ esame finale per il suo brevetto di barman si era basato proprio sulla preparazione di un cocktail…su cui la commissione d’esame doveva esprimere un voto…il vero barman è quello che sa preparare cocktail originali e ben miscelati, una vera arte…
– Ascurta o Efisiu giai tui non portas sa gunnedda…poi ti ponis a ammesturai su binu e sa birra con s’àcua…non podeus mai andai de accordiu!
– Immoi bieus chi ses bravu cun su palloni…o Mali Pigau tui chi ndi scisi…fai una domanda al signor qui presente Efisio, nostro barista nuovo…
– Efisio…ascurta beni… mi devi dire la formazione del Cagliari che ha vinto lo scudetto, in quale anno, in quale stadio ha giocato l’ultima partita e con quale squadra, chi era l’albitro…
– O Mali Pigau ma la ca non seus a lasciaoraddoppia!…T’appu nau fai una domanda e tu indi fais cinqu…aicci Efisiu est bullau prima de cumenzai…
– In effetti…mi ricordo solo Albertosi e Giggirriva…non sono un tifoso di calcio…preferisco il ciclismo…
– E poi cussu chi nd’as bogau sa fotografia de Rombo di Tuono de su bar, cussa chi iat postu Maria…fai una cosa o Efisiu…curri sceti…piga sa bicicletta…e lassasì perdi…
Una delle novità introdotte da Efisio era stata quella dei giornali: in un apposito tavolino facevano bella mostra di sé l’Unione Sarda e La Nuova Sardegna…
Mali Pigau fece un suo commento…- de candu Efisiu at postu cuss’arrogh’e paperi in d’unu tavolinu seu sempri nervosu e incazzau…ma ita si parit? A ca seus una regione autonoma e poi is americanus faint is cazzus chi bólint in domu nostra…e chene nai nudda a is sardus…
Era di quei giorni la notizia che nell’isola di Santo Stefano nell’arcipelago de La Maddalena sarebbe sorta una base–appoggio della U.S. Navy per sommergibili a propulsione nucleare, e che l’accordo segreto tra il governo italiano, presieduto da Andreotti, e quello Statunitense era stato siglato l’11 agosto di quell’anno…
– Certu is sardus non ndi sciriant nudda…ma cussu gobbu de Andreotti est cresciu asutta de sa gunnedda de su papa e a brazzettu de is americanus… Candu du biu in televisioni camminendi mi parit unu puntu interrogativu…ita ndi narat o su professori?
– Certo in un tema come questo ci dovrebbe essere la massima trasparenza…il coinvolgimento delle popolazioni…il ragionare sull’opportunità…ma non è poi una novità entrare in casa d’altri senza bussare…
– E no! In domu mia non intrat nisciunus…sa crai da tengu deu e mamma mia…po intrai tocat a sfundai sa porta… e poi ci seu deu cun sa scuppetta…e bisi cumenti ci stuppant is ladronis…
– O Mali Pigau prima de cumprendi cumenti funzionat cussa scuppetta antiga e arruinada de babbu tu bonanima ses bellu che mortu…
– Io volevo intendere che si può entrare senza bussare se si ha la chiave…e la forza…
– O Efisio tu che sei studiato avvicinati che su professori ci spiega come entrare in casa senza bussare…
– Volevo dire che la chiave per entrare in Sardegna…oggi agli americani, ieri ai piemontesi, l’altro ieri agli spagnoli e ancor prima ai pisani e ai vandali, ai romani, ai cartaginesi…insomma a tutti quelli che l’hanno dominata…gliel’hanno data i sardi stessi…quelli che si sono venduti per averne vantaggi…e quelli che sono malati di fatalismo…
– Ma custu fatalismu…assimbillada a su fueddu sardu sorti?…
– Certo…è come un lasciarsi andare…una malattia dell’anima che diventa malattia di un popolo…tanto non cambia niente…vedete i sardi oscillano tra quanto sosteneva Grazia Deledda “tutto è cenere. La vita, la morte, l’uomo, il destino” e quanto sosteneva Gramsci, richiamando il filosofo francese Rousseau, e cioè che la vita ha sempre una dimensione tragica e che l’uomo ha bisogno del pessimismo della ragione e dell’ottimismo della volontà…
– O su professori giai seus incasinuas po contu nostru…immoi ci boliat fustei a si trobeddai su ciorbeddu…
– A mei est girendi sa conca…
– A mei sa filosofia mi fait benni dabor’e brenti…
– Ita ndi narais de si fai aggiudai de Efisiu…
– Efisio…birra alle masse!…
– Ma poita non provaus su cotel? Mancai si serbiri po abarrai prus allutus…
– Certo un buon cocktail schiarisce le idee…- disse il professore…
– Efisiu accosta…
Efisio si avvicinò al tavolino de is amigus…
-Cosa gradite? La solita quattro mori per tutti?
– Ascurta o Efisiu perché non ci fai un cotel come sai tu che sei diplomato?…Perou depit essi cotel sardu
– Va bene – disse Efisio – vi propongo un mélange di liquore di mirto, vermentino ghiacciato, un tocco di vodka, un goccio di cointreau, una scorza di arancio e un rametto di mirto…potremmo battezzarlo come “il cocktail de is amigus”…
– Piccioccus – disse Mali Pigau – una cosa si nau…chi s’imbriagaus cun su cotel de Efisiu si ponint canzoni in tottu sa bidda…forsis fiat mellus buffai sa quattro mori…mi parit ca tenit arrexoni su professori chi lascia la strada vecchia per la nuova, sa quel che lascia, e non sa quel che trova

Tonino Sitzia

Gennaio 2015

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