28 Aprile 2024
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L’erA dell’Intelligenza artificiale: il futuro dell’identità umana” Henry Kissinger, Eric Schmidt e di Daniel Huttenlocher

La complessità delle tematiche sull’Intelligenza Artificiale e sulle sue innumerevoli implicazioni tecnologiche e sociali, rende difficile la scelta di un testo chiaro e sufficientemente esaustivo.

L’erA dell’Intelligenza artificiale: il futuro dell’identità umana“, 2021Mondadori, di Henry Kissinger, ex segretario di Stato USA, di Eric Schmidt, ex CEO di Google e di Daniel Huttenlocher del MIT, è un libro affascinante che indaga sull’incrociarsi delle competenze tecniche dell’intelligenza artificiale (AI) e le scienze sociali. Il lettore è posto davanti a una domanda cruciale: in che modo l’intelligenza artificiale cambierà l’esperienza umana? Questo punto di vista consente al lettore di affrontare il tema con una prospettiva ampia, che va oltre il pensiero tradizionale, riportando esempi che dimostrano come l’intelligenza artificiale ha già condizionato in modo importante la vita quotidiana degli esseri umani e continuerà a farlo in futuro. Già nella premessa il libro riporta che l’intelligenza artificiale modifica drasticamente la società, diversamente da come hanno operato le altre tecnologie nella storia, poiché realizza compiti umani e ne condiziona sempre di più le scelte.

In tal modo l’intelligenza artificiale continuerà ad avere un profondo impatto su vari aspetti della nostra vita.  I sistemi di intelligenza artificiale consumano, elaborano e, in molti casi, agiscono su grandi quantità di informazioni. Pensare che l’intelligenza artificiale ha già superato anche i migliori giocatori di scacchi! Gli sviluppi dell’intelligenza artificiale si dimostreranno eccellenti nella guida sicura dei veicoli, abilissimi nella diagnostica in medicina e nella ricerca farmaceutica, nonché come straordinari artisti e scrittori creativi. Rivoluzionerà le scoperte scientifiche e si svilupperà anche nell’industria della difesa e modificherà le strategie di guerra. Gli autori si mostrano rispettosi dei cambiamenti significativi che l’intelligenza artificiale porterà, ma sono persuasi che resterà sotto il controllo umano, proprio come le altre tecnologie.

Infatti, qualora venisse lasciata incontrollata, l’intelligenza artificiale rappresenterebbe un serio pericolo per la società. Questi pericoli consistono nella creazione di discorsi falsificati o video apparentemente autentici, che tuttavia descrivono avvenimenti “inventati”. Inoltre, la guerra condotta dall’intelligenza artificiale potrebbe invadere i domini civili. L’aspetto più drammatico è che esiste un ipotizzabile futuro in cui le decisioni fondamentali, dalle quali dipende il destino del mondo, non saranno più prese esclusivamente dagli esseri umani.

In un capitolo sulla tecnologia e il pensiero umano, gli autori utilizzano esempi storici sulla crescita delle religioni monoteiste per illustrare come la ragione e la fede un tempo spiegavano la realtà.L’intelligenza artificiale porterebbe a modificare il modo in cui gli esseri umani vedono se stessi come partecipi della società.

Nell’era dell’informazione di oggi, gli esseri umani si affidano sempre di più alla tecnologia per avere risposte a domande complesse. L’approccio umano alla “verità” è sempre limitato, in quanto offuscato per ciascuno dalla “propria verità”. L’intelligenza artificiale possiede le potenzialità per superare questi limiti e rivelare realtà che sono oscurate dalle nostre limitazioni;potrebbe riadattare la nostra cognizione della realtà e aprire le nostre menti a nuove possibilità, ma ciò potrebbe rivelarsi pericoloso, qualora le informazioni fornite dall’intelligenza artificiale non venissero contestualizzate, nel qual caso potrebbero portarci a conclusioni errate.

La corretta osservazione è cruciale nel trasformare le informazioni in conoscenza e la conoscenza in “buon senso” e “saggezza”. Senza saggezza, le nostre certezze perdono spessore e i nostri ideali possono cambiare velocemente e in modo incontrollato.

Le relazioni tra esseri umani e intelligenza artificiale, così come tra le persone che utilizzano i servizi basati sull’intelligenza artificiale, stanno rapidamente crescendo e avranno profonde conseguenze per individui, istituzioni e nazioni. L’integrazione dell’intelligenza artificiale nella nostra vita quotidiana avviene in modo graduale e poco visibile, spesso sottraendosi a un’attenzione concreta, reale.

Le piattaforme di rete collegano basi di utenti che vanno oltrei confini delle nazioni o addirittura dei continenti. Queste basi di utenti possiedono confini mutevoli che vanno aldilà dei confini nazionali e gli interessi di queste reti possono discostarsi da quelli delle nazioni in cui operano. Quasi tutte le principali piattaforme tecnologiche sono sviluppate da paesi tecnologicamente avanzati come Stati Uniti e Cina e utilizzate in tutto il mondo. In questo caso, gli stati clienti sono quelli che importano tecnologie di intelligenza artificiale, mentre gli stati ospitanti sono Stati Uniti e Cina. Ciò fornisce a questi Stati enormi dati e la loro analisi verrà utilizzata a vantaggio strategico di Washington e Pechino. Questo rapporto cliente-ospite porta i paesi dominanti in netto vantaggio come“first mover” nel fare propria la loro influenza nella governance globale. Queste argomentazioni provenienti dagli autori, entrambi sostenitori della politica estera, della tecnologia e del mondo accademico americano rappresentano un input rilevante per una analisi geopolitica.

Queste realtà non significano intrinsecamente né positività né negatività; rispecchiano l’ambiente in cui ci sforziamo di operare per risolvere problemi, soddisfare bisogni e creare tecnologia utili ai nostri scopi. Attualmente operiamo cambiamenti che richiedono la nostra costante attenzione in vari ambiti, che comprendono la cultura, la politica e il commercio. Questi cambiamenti vanno oltre la capacità di ogni mente individuale o di ogni singolo prodotto o servizio. L’influenza dell’intelligenza artificiale sui social media e sulla cura delle notizie possiede diramazioni globali, poiché ha il potere di condizionare le menti di milioni/miliardi di persone.

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3 Commenti

  1. Proteggere i diritti umani di tutti dal potenziale uso improprio delle neurotecnologie, è ciò di cui attualmente si sta occupando, non senza ostacoli, la Neurorights foundation, organizzazione senza scopo di lucro fondata nel 2019. Si legge nella sua missione “Coinvolgiamo le Nazioni Unite, le organizzazioni regionali, i governi nazionali, le aziende, gli imprenditori, gli investitori, gli scienziati e il pubblico in generale per aumentare la consapevolezza sui diritti umani e sulle implicazioni etiche della neurotecnologia.” Anche l’ONU, nel documento “La nostra agenda comune del 2021”, intende recepire queste nuove istanze, così da poterle inserire nel diritto internazionale.
    Il problema è stato sollevato da Rafael Yuste neuroscienziato della Columbia University, e Presidente della Neuro Rights Foundation, il quale sottolinea come, nel delicato campo dell’interfaccia Cervello – Computer, assieme ai potenziali benefici in campo medico che aiutano a migliorare gravi malattie del cervello, si pongono problemi di natura etica sul loro possibile abuso in termini di controllo mentale.
    Nella rivista “Internazionale” del 16/22 febbraio 2024 si fa cenno all’incontro tra due amici, il neuroscienziato Yuste e il senatore e Guido Girardi, medico cileno, che dibattendo insieme hanno dato inizio alla collaborazione tra la “Neuroscienza e la Giurisdizione”. Il Cile è stato il primo paese ad introdurre i “neurodiritti” nel suo ordinamento giuridico, nel 2019, ai tempi di Pinera. Ciò che è sorprendente è che destra e sinistra hanno approvato all’unanimità la legge. Un atto di grande civiltà.

  2. “Il futuro dell’identità umana” è il sottotitolo de “L’era dell’intelligenza artificiale” il libro egregiamente recensito da Anna e Mariano, per il sito di Equilibri. È un sottotitolo che riguarda un futuro già in essere e che ricorda la prosaica domanda di un giovane manager di una cartiera del Sud degli Stati Uniti a Shoshana Zuboff riportata all’inizio del suo fondamentale “Il capitalismo della sorveglianza – Il futuro dell’umanità nell’era dei nuovi poteri”.
    La domanda era : “Lavoreremo tutti per una macchina intelligente o sarà quella macchina a essere usata da persone intelligenti?” Era il 1981. Il libro poi sarebbe uscito nel 2019. E poi, ci sarebbe da chiedersi “Chi sono quelle persone intelligenti?” “Chi controlla i loro algoritmi”, “Quali criteri li regolano”, “Chi affida loro il potere?” “Ci sono dei limiti…e chi li regola?”, sono persone democraticamente formate da una scuola universale, attraverso cui tutti hanno accesso alle conoscenze?”
    A metà articolo si legge questa affermazione “L’approccio umano alla “verità” è sempre limitato, in quanto offuscato per ciascuno dalla “propria verità…”. È un concetto che viene più volte approfondito da Emanuele Severino, grande filosofo del Novecento, che sosteneva come essendo venute meno le verità assolute del passato, basate sulla scienza esatta e sulle ideologie siano esse religiose o politiche, la tecnica
    è diventata da mezzo per raggiungere determinati scopi a fine. Ecco le sue parole testuali “In particolare l’illusione che la tecnica possa risolvere tutti i problemi dell’uomo, non solo quelli riguardanti i mezzi di sostentamento e di sviluppo, ma anche quelli che concernono gli scopi dell’esistenza, il senso delle cose, il mondo dei significati. Potrà mai la tecnica fare un passo indietro e lasciare maggior spazio alla libertà di deliberazione degli individui?”

  3. Ciò che segue (provocatorio, ma anche inquieto) non è un commento razionale.
    Vedo l'”Intelligenza artificiale” come una diffusa rete-trappola controllata da un ristretto gruppo di potenti della terra, ai quali la politica, i governi degli stati nazionali, impotenti, non riescono a dare norme e regole (o a far rispettare quelle poche timide che ci sono). In questa “rete-trappola” ci siamo tutti già dentro (la gran parte inconsapevoli) e lo saremo sempre più in profondo e prigionieri; così come dentro ci sono anche i governi degli stati. Ma le caratteristiche di questa rete-trappola è che pian piano ingloberà pure i potenti che ora la controllano e si autorigenererà (il ruolo di strumento le va stretto) senza più padroni.

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