Grazie Gabriele per questo interessante intervento che apre la discussione sul problema ambientale. Il contrasto all’inquinamento è un argomento complesso che investe aspetti economici e geopolitici con implicazioni sociali che ricadono sul lavoro, su come produciamo, utilizziamo e smaltiamo i prodotti. Inoltre, tutti questi aspetti sono fortemente interdipendenti e intrecciati tra loro. E’ ormai noto a tutti che nel futuro la qualità della vita dipenderà fortemente dalla capacità della nostra società di seguire uno sviluppo sostenibile che riesca a coniugare la crescita con la capacità di vivere entro limiti “ecologici”. Quindi è un dovere pensare di raggiungere questo obiettivo promuovendo metodi di produzione più efficienti e modelli di consumo migliori, prodotti ecosostenibili, auspicando che questo abbia ricadute positive sui livelli occupazionali.
Glasgow 2021. Le possibili soluzioni che la scienza e la tecnologia possono proporre non trovano tuttavia soluzione quando vengono messi in gioco gli interessi degli Stati. Questo si è visto chiaramente nel corso della Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (COP26, Glasgow 2021). Anche le forti resistenze di alcuni stati come la Cina e l’India al recente G20 ne sono una chiara evidenza e hanno ulteriormente messo in luce quanto sia difficile trovare un accordo soddisfacente per porre dei limiti ai cambiamenti climatici. Certamente non si tratta esclusivamente di stabilire una data per la chiusura delle centrali a carbone, ma di come affrontare il problema della produzione e trasporto dell’energia e sopratutto di un consumo che sia sostenibile.
La consapevolezza. È importante però riuscire a discutere delle diverse implicazioni una alla volta. Così ad esempio si potrebbe discutere della produzione di CO2 in diversi processi o del consumo delle risorse del pianeta, quali la sabbia o il petrolio, o dello smaltimento dei rifiuti e/o della plastica. Qualunque discussione deve avere come obiettivo quello di rendere tutti più consapevoli. Forse non c’è abbastanza tempo perché si arrivi a questo, ma se milioni di persone fossero capaci in tempi brevi (in occidente la consapevolezza c’è) di cambiare anche di poco le proprie abitudini, questo porterebbe sicuramente a un miglioramento significativo del problema ambientale e sarebbe di grande aiuto per il pianeta.
Un esempio: l’automobile. Il problema delle automobili, già sollevato da Gabriele, potrebbe rappresentare un buon punto di partenza come esempio attorno al quale discutere i diversi aspetti riguardanti l’impatto ambientale e le ricadute sull’economia. E’ evidente che con gli attuali usi della macchina non potremmo fare passi in avanti. Il settore dei trasporti è uno dei principali responsabili delle emissioni di CO2, con un impatto di circa il 30%. Anche durante la pandemia abbiamo assistito ad un incremento dell’uso di biciclette o altri mezzi meno invasivi soprattutto nelle grandi città. Tuttavia questo è avvenuto solo a scapito dell’utilizzo dei mezzi pubblici, mentre il numero delle auto in circolazione è rimasto sempre lo stesso e riguarda circa il 66% degli spostamenti. Così pure risulta molto elevato l’utilizzo delle macchine nei piccoli centri: molti non considerano che per percorrere una distanza breve (entro 1 km) si arriva in minor tempo andando a piedi anziché in macchina, con ricadute positive sulla salute. Perciò occorre ancora insistere molto su questo problema.
L’auto elettrica. Molti auspicano una maggiore diffusione dell’auto elettrica e questo porterebbe certamente a un miglioramento dei parametri dell’inquinamento cittadino, non solo dal punto di vista dell’aria che respiriamo, ma anche dell’abbattimento del rumore. Tuttavia occorre tener conto delle considerevoli quantità di energia (e di conseguenza di produzione di CO2) necessarie a produrre una macchina e il consumo giornaliero di elettricità quando questa non è ottenuta da fonti rinnovabili ma da fonti quali petrolio e carbone. Un ulteriore argomento da prendere in considerazione nel computo dell’energia totale utilizzata riguarda lo smaltimento delle auto e il recupero e riciclo dei materiali. Questo problema riguarda sia la produzione di macchine convenzionali che elettriche. Infatti poco più del 50% delle aziende automobilistiche investe sul recupero dei materiali. In particolare per i veicoli elettrici è indispensabile disporre della fattibilità del riciclo delle batterie, soprattutto quelle a ioni litio, a causa anche della carenza di questa materia prima. Tuttavia va anche sottolineato che una macchina elettrica potrebbe trarre vantaggio nel futuro da una migliore produzione di energia da fonti alternative, per le quali la tecnologia ha ancora spazio per la fase di ottimizzazione. Al contrario questo non avverrebbe per le auto convenzionali.
Non c’è dubbio che il futuro risieda proprio nella produzione di energia rinnovabile e sia basato su un modello di economia circolare, nel quale tutto ciò che produciamo deve essere riutilizzato e riciclato, e non sul più convenzionale modello lineare, in cui tutto ciò che viene immesso nel mercato è destinato a diventare un rifiuto.
Grazie, a mia volta, ad Anna Musinu e a Mariano Casu per il loro intervento “Alcune considerazioni sulla tematica ambientale”. Approfondendo e articolando il loro discorso, consentono di comprendere meglio le questioni portatrici di interrogativi. Dove scrivono, per esempio, della necessità di far convivere la crescita entro compatibilità ecologiche. Ne consegue che l’obiettivo a cui tendere sono una produzione più efficiente e controllata, e modelli nuovi di consumo…
Puntuale l’accenno a Glasgow 2021 dove sono prevalsi gli interessi degli Stati – un punto dolente.
La consapevolezza a volte convive e stride con le abitudini degli stessi consapevoli. La consapevolezza a volte urta con un “sistema” così forte e dominante, tanto da non avere conseguenze pratiche.
Il vostro intervento – per competenza e chiarezza – aiuta a fare passi importanti verso una più profonda e articolata comprensione delle questioni ambientali; che in “Appunti per un discorso sull’ambiente” ho trattato per “accenni”, e anche un poco sbilanciato (rispetto al “consumo”) sul fattore “produzione”.