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13 Dicembre 2024
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Diario di viaggio “Cominciano a cadere i pregiudizi” (I giorno a Theran)

Il primo giorno a Tehran (28 aprile) La mattina del 28 aprile alle 7.30 ero già in piedi per trovare una sistemazione alberghiera definitiva. Un bravo taxista approfittatore, senza tassametro e ignaro della lingua inglese mi accompagnava negli alberghetti che Aura la notte precedente aveva chiamato invano. Per farla breve, ho trovato alloggio al modesto e dignitoso ARAD Hotel al n. 26 Jahansouz Street – Larestan Street, Motahhari Street (Tel. +98 021 88910098) nonché vicinissimo alla linea 3 della metro (azzurra) fermata: Meydan‐e Jahad che si rivelerà avere un ottimo compromesso qualità‐prezzo al costo di IRR 1.050.00 (€ 28 colazione inclusa), considerato che gli hotel a Tehran sono molto costosi e non sono visibili nei siti internet come Booking, Agoda, ecc. Peraltro l’Arad Hotel si trova a pochi metri dalla Valiasr Av, una delle strade commerciali più lunghe al mondo (oltre 17 km) che divide la parte est ed ovest di Tehran. Risolti i problemi iniziali, e disposto a non lasciarmi condizionare dalla disavventura del primo giorno, la Tehran che avevo sempre sognato mi aspettava ed io ero pronto a farmi rapire dal suo fascino e dalla sua storia. Inizio quindi col visitare il palazzo Golestan (palazzo dei fiori), un complesso di edifici situato nel cuore di Tehran tra l’Imam Khomeini Sq. e il Grand Bazaar, costituito da maestosi edifici disposti intorno a un giardino molto curato. La sala degli specchi, dove tra l’altro è stato incoronato Mohammad Reza Shah di Persia, mi lascia senza parole per lo sfarzo e per le sue preziose opere d’arte. Ad aspettarmi fuori dal palazzo un ragazzo di nome Behnam Daghdar, uno tra le tante persone che in tutti questi mesi prima della partenza mi hanno contattato dal sito web Couchsurfing, dopo aver messo un semplice post che da li a poco sarei andato in Iran. Mai prima d’ora mi era capitato di ricevere così tante offerte di alloggio gratuito privato, tante altre persone che volevano anche solo uscire con me per una chiacchierata o farmi da guida, tutti indistintamente uomini e donne. Couchsurfing è un modo facile e molto popolare in Iran per entrare nel vivo della cultura iraniana, e far diventare la vacanza memorabile. Behnam un giovane ventiquatrenne con la passione per la lingua italiana si è rivelato un’ottima guida di Tehran e mi ha accompagnato in posti che io non avrei mai potuto vedere da solo o leggendo la mia Lonely Planet. In Iran la settimana inizia il sabato e termina il venerdì (il venerdì corrisponde della domenica cristiana). Il weekend pertanto è il giovedì e venerdì, ed essendo il 28 aprile di venerdì il Grand Bazaar coperto che tanto volevo visitare era chiuso, pertanto Behnam mi ha accompagnato al Tajrish bazaar (capolinea metro della linea 1 rossa) dove tra l’altro si trova la bellissima moschea Emamzadeh Saleh, nonché la più conosciuta di tutta Tehran. Al Tajrish bazaar ci ha raggiunto anche Negar, insegnante d’Italiano di Behnam, giovane nonché molto carina, con la quale abbiamo pranzato e visitato altri posti interessanti, infine siamo andati con l’auto di Negar a cena nel quartiere di Farahzad. Mi son ritrovato quindi seduto sul sedile posteriore con la musica dance iraniana ad alto volume, e la vista notturna di una città viva e piena di energia come Tehran, in quel momento mi son venuti i brividi dall’emozione per l’ospitalità che questo popolo mi stava riservando, una vera emozione che non riuscirò mai a descrivere a parole.Folla al Tajrish Bazaar di Tehran

Cominciano a cadere i pregiudizi In quel momento ho capito dell’idea distorta che noi occidentali ci siamo fatti riguardo all’Iran guardando il telegiornali. Inconsapevolmente ci hanno plagiato con l’idea che tutti gli Iraniani siano dei fondamentalisti islamici ostili all’America, intenzionati a distruggere il mondo, ma niente è più lontano dalla verità! Giunti a Farahzad, un quartiere di Tehran molto in voga tra i tanti giovani, abbiamo cenato a piedi nudi su delle piattaforme rialzate di forma quadrata, ricoperte di tappeti e cuscini persiani, assagiando piatti tipici come il Shishlik Kebab, il Bal kebab, e Kashk o Bademjan. Al termine abbiamo anche fumato il Ghelyan (Narghilè). L’atmosfera era fantastica e l’incontro con Negar e Behnam mi ha dato l’opportunità di conoscere al meglio la gente Iraniana, e ovviamente da buon investigatore quale sono, durante la cena ho fatto loro centinaia di domande su argomenti che spesso i libri non affrontano e le TV non mostrano. Mai potrò dimenticare la bellissima serata con i due Iraniani liberali, conosciuti poche ore prima e coi quali ho intenzione di mantenere nel tempo l’amicizia. Lì ho scoperto che Negar come tante altre persone odiano indossare il foulard, che non esistono le discoteche in Iran ma che comunque fanno le feste private e si divertono tanto a ballare, che piace vestire alla moda e bere alcool, insomma fare tutto ciò che a loro viene vietato in pubblico. A conferma della modernità e del liberalismo anche le tante persone (uomini e donne) che si incontrano per strada che non hanno nessuna difficoltà a mostrare il proprio naso rifatto, a differenza dell’occidente, dove chi si sottopone ad intervento di rinoplastica va in “vacanza” per diversi giorni in modo che nessuno se ne accorga. Tehran infatti, secondo il mio libro, nonostante il reddito basso delle persone, è la capitale mondiale della chirurgia plastica dei nasi rifatti.

Marcello Podda

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