19 Marzo 2024
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Distillato n°62

Ricordo, ero bambino, dei pilastri in cemento armato a forma di “T” a qualche chilometro dalla stazione dei treni, distanziati pochi metri l’uno dall’altro a destra e a sinistra della linea ferroviaria verso la città.
Sei, sette da una parte in corrispondenza con altrettanti dall’altra.
Venivano incontro al treno come se corressero snelli uno di seguito all’altro e veloci.
Nella carrozza vicino al finestrino aspettavo il momento che questi giganti apparissero, pochi secondi, oltre il vetro.
Qualche volta la sera, prima d’andare a dormire, mamma ci faceva ripetere la preghiera per i morti : “L’eterno riposo dona a loro, o Signore, e risplenda ad essi la luce perpetua. Riposino in pace nei secoli dei secoli. E così sia”.
-Che cosa sono i secoli dei secoli?
Sono gli anni che passano, molti anni. Pensa un secolo è cent’anni, diceva mia madre.
-I secoli sono anche quei pilastri che vedo dal treno!
La mamma mi aveva guardato sorpresa e, mormorato qualche parola, dopo il bacio della buonanotte, alzando le spalle, mi aveva lasciato al sonno…
Per me I SECOLI DEI SECOLI erano quelle grandi T che irrigidite sull’attenti salutavano così il treno in corsa.
Il vortice dell’aria attorno al treno, nel tratto di quei manufatti, suscitava un cambio di suono particolare…
Quel movimento, quel susseguirsi, quel suono variato erano per me proprio “i secoli dei secoli” della preghiera per i morti.

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