Distillato n 33
Tornano ogni tanto nei sogni i morti, i cari morti, quelli che un tempo hanno vissuto più prossimi a noi.
Essendo essi ora nient’altro che il ricordo che di loro permane, abitano qualche volta i nostri sogni.
Non ridono né sorridono mai e dai loro visi straniti emana sconcerto.
Anche mio babbo, morto neanche un anno, m’è apparso in sogno: Il suo volto preso da una tristezza irriducibile.
Una mano sporge da una stanza, chi c’è li dentro? mi avvicino. E’ babbo, ma più giovane con un basco in testa. Fa per salutarmi forse con un cenno che non percepisco, però non dice parola.
Anch’io resto muto e irrigidito. Penso: ‘Ma allora?’ Come a voler dire allora è vivo, dunque!
Forse vuole salutarci, stare con noi. Oppure vuole dirci che non ha più tempo, che deve andare…Lo trattengo con un timido gesto della mano, come se volessi dirgli, no babbo non possiamo far sapere a mamma che sei di nuovo qui… Allora lui svanisce avvolto da una malinconia insondabile. Eppure a mamma questa notizia sarebbe stata la più bella di tutta la sua vita… Nei sogni ci sono passi di strani enigmi.
Distillato n°49
Quando novembre stende sulle case l’ala serale delle giornate corte, allora ci facciamo pensosi e vengono a visitarci i nostri parenti morti.
Non dico come fantasmi, o come trasparenze nell’aria, no.
Vengono come pensieri di ricordi; come ricordi-immagine del passato che con loro abbiamo trascorso.
E così in questo tempo dell’anno, ombre meste annunciano la notte precoce stendendo una coltre sulla luce e sui colori accesi delle piante, le care piante caduche. Questo piace dell’autunno: le foglie che si fanno luminose nell’imminenza della loro caduta. Le foglie che, sagge della fine inevitabile, catturano tutto l’oro dell’autunno.