28 Marzo 2024
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Il ritorno

Campo di sterminio di Buchenwald. Elie Wiesel è il settimo da sinistra nella seconda fila

Io ci sono stato a Sighet,
a pochi passi da Sapanta,
laddove a frotte i turisti
si soffermano nel Cimitero allegro
a esorcizzare la morte,
senza che un brivido li percuota
nel calpestare quelle terre
nere di memorie,
di villaggi shtetl
e di fosse comuni,
dove aleggia ancora
la musica del cuore
malinconica e vorticosa.
Proprio lì, a Sighet,
il grande vecchio
tornava spesso
tra le quattro mura protettive
come in un’urna materna
alla ricerca del suo essere bambino
e delle sue ombre,
il padre, la madre, le sorelle,
laddove nel ghetto si preparò
il viaggio verso Birkenau.
E come fai
a liberarti delle ombre?
Come fai a cantare de La Notte
perenne e per sempre
tra il fumo dei corpi
e il cielo immoto.
Come fai a dimenticare
la forca della Buna,
quel corpo esile
di bambino che trema
prima di rendere
l’anima a chi?
Non a Dio
Assente in quella sera livida
Con le righe degli uomini
Seduti a osservare
E piangere

(Dedicata a Elie Wiesel)
Tonino Sitzia
Giorni della Memoria 2020

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1 commento

  1. Poesia dai versi spezzettati, come pure è spezzata e triturata la vita dei prigionieri del campo.
    “…rendere/ l’anima a chi?/ Non a Dio/ Assente in quella sera livida.”
    Può Dio essere assente? (sarebbe un’antinomia) se lo è significa che non è Dio. Dio non lascia di sé vuoti nello spazio, non lascia intervalli nel tempo. E’ stato detto che Dio è morto nei campi di sterminio nazisti: ecco una verità che frantuma una illusione…
    Ma da ciò ne consegue quale immensa e tremenda responsabilità grava, allora, sulle spalle dell’Umanità intera. Sulle spalle di ogni singolo essere umano – tutto è nelle nostre mani, noi così piccini e limitati.
    Ecco, la solitudine umana, questa solitudine cosmica è assoluta. Solitudine molto difficile da sopportare e che ci ha portato all’illusione, a inventarci un Dio. Spaventosa questa nostra condizione esistenziale – ci vuole umiltà e fermezza a fronte di questa verità…

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