13 Luglio 2025
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Il loro grido è la mia voce

Il loro grido è la mia voce
Poesie da Gaza
Fazi Editore

Dalla prefazione di Ilan Pappé

“La poesia è sempre stata una delle manifestazioni più importanti della cultura araba, sia alta sia popolare. È una parte organica della vita: non c’è matrimonio senza poesia, e dona conforto nei momenti di difficoltà.
[…]
“Scrivere poesia durante un genocidio dimostra ancora una volta il ruolo cruciale che la poesia svolge nella resistenza e nella resilienza palestinesi. La consapevolezza con cui questi giovani poeti affrontano la possibilità di morire ogni ora eguaglia la loro umanità, che rimane intatta anche se circondati da una carneficina e da una distruzione di inimmaginabile portata.
[…]
L’aspetto più inquietante di ciò che accade dal 7 ottobre 2023 è il silenzio e l’indifferenza dell’Europa. Forse questa raccolta contribuirà ad erodere in qualche misura lo scudo di silenzio e disinteresse che garantisce immunità ai responsabili del genocidio a Gaza.”

Dalla introduzione dei curatori.
“Una casa di versi” (Antonio Bocchinfuso, Mario Soldaini, Leonardo Tosti)

“Cosa significa fare poesia a Gaza? Le poesie palestinesi che qui suggeriamo al pubblico italiano, in larga parte scritte a Gaza dopo il 7 ottobre 2023, risultano accomunate da una caratteristica: tutte costituiscono l’esito di una letteratura selvaggia. Perché selvaggia? Perché fraintesa, degradata, misconosciuta o, più colpevolmente, ignorata.”
Edward Said chiese, nel corso di un convegno politico, ad Amos Oz se conoscesse il nome di un filosofo o scrittore arabo e palestinese. Alla domanda lo scrittore israeliano ammise di non avere risposta.
“Beninteso, non perché non esistessero scrittori e filosofi palestinesi quanto perché, già allora, sistematicamente ignorati”.
[…]
“Contro un tempo che non riconosce la poesia abbiamo il compito di diffondere le voci dei palestinesi; poiché dove la loro poesia vivrà i palestinesi resisteranno. Faremo tuttavia un torto a questi poeti se, nel raccontare le loro storie, li glorificassimo.”
Il poeta a Gaza “non è un fine oratore, non si metterà in posa davanti a noi”. La sua poesia ci parlerà “attraverso il sangue, il sudore, le fiamme”.
[…]
“Prendi queste pagine, tu che puoi: sfoglierai l’anima del mondo in frantumi. Prendila, ma con dolcezza, perché tra le tue braccia ti sorriderà”.
“Prepareremo universi di poesia,
o fiore di melograno.
Vieni che sistemiamo insieme l’alfabeto degli universi”.

“Perché gli assassini temono i poeti? Non eri un combattente. Non portavi armi. Scrivevi parole su carta. Eppure tutta la potenza dell’esercito israeliano e dei servizi di intelligence è stata mobilitata per venirti a scovare.” Dalla lettera di Chris Hedges a Refaat Alareer.

“I testi di Hend Joudah, Ni’ma Hassan, Yusef Elqedra, Heba Abu Nada, Haidar al-Ghazali, Refaat Alareer sono stati scritti a Gaza e pubblicati in rete tra il 7 ottobre 2023 e dicembre 2024. Ad eccezione di Abu Nada (uccisa nell’ottobre 2023) e Alareer (ucciso nel dicembre 2023), le autrici e gli autori sono tuttora impegnati a sopravvivere all’assedio di Gaza.”

*Chris Hedges , scrittore e reporter americano, vincitore del premio Pulizer. Per quasi vent’anni corrispondente dall’estero per “The New York Times”, “Dallas Morning News”, “Christian Science Monitor”.
*Refaat Alareer, nato a Gaza nel 1979. Ha insegnato Letteratura inglese presso l’Università Islamica di Gaza. Ucciso da un raid mirato dell’esercito israeliano il 6 dicembre 2023. Dopo la sua morte la poesia “If I must die”, “Se devo morire”, è stata tradotta in tutto il mondo. L’idea di questo libro nasce dalla lettura dei suoi versi.

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