29 Marzo 2024
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Tra scienza e teatro: rileggendo Brecht

“Vita di Galileo” di Bertolt Brecht

Proponiamo la rilettura del Galileo Brechtiano perché risulta ancora un testo di grande attualità, proprio per l’agilità e la profondità con cui consente di riflettere sul rapporto tra conoscenza, potere ed etica. Dramma in quindici scene, “Vita di Galileo” riprende una parte della vita dello scienziato pisano – in particolare dal momento della “scoperta” del telescopio che conduce alla conferma della teoria copernicana, e di tutto ciò che ne consegue – con lo scopo di mettere in luce la figura dello scienziato e delle sue responsabilità nei confronti dell’umanità: un uomo che combatte con il primordiale rifiuto dell’essere umano nell’accettare il cambiamento, guidato talvolta dall’interesse oppure dalla paura.

La narrazione accompagna Galileo nei suoi spostamenti tra Padova, Venezia, Firenze e Roma, fino al suo confino nella campagna toscana. Lo accudiscono la figlia e la governante, la quale si sacrificherà per restargli accanto perendo durante l’epidemia di peste del ‘600, e il cui figlio Andrea, allievo sin dall’infanzia del maestro Galilei, proseguirà negli studi diventando egli stesso scienziato. Brecht ci consegna un ritratto realistico e molto umano di Galileo che dialoga con il popolo, è afflitto da preoccupazioni economiche, è forte del suo senso pratico e di una  buona dose di scaltrezza, apprezza il vino e la buona tavola, scrive le sue opere in volgare anziché nel latino degli eruditi, ma soprattutto vede davanti a sé una nuova era destinata a cambiare il mondo e tuttavia deve mascherare l’eccitazione e destreggiarsi tra trappole e pericoli di ogni genere.

Nella sua permanenza a Padova, come studioso al servizio della Repubblica Veneziana, offre abilmente una nuova straordinaria invenzione: il cannocchiale. Questo strumento, non una novità ma bensì un’idea olandese, gli permetterà di trovare abbastanza denaro da permettergli di dedicarsi esclusivamente ai suoi studi e di compiere importanti scoperte, quali la presenza di satelliti che ruotano attorno a Giove o dei rilievi che costellano la superficie della Luna. Scoperte che vanno sempre più a contrastare la teoria aristotelico-tolemaica. Incontrerà difficoltà anche presso la Corte medicea, dove nel frattempo si è trasferito. Qui si assiste ad una contestazione a priori, da parte dei presenti tra cui anche un filosofo e un matematico, delle prove effettive derivate dall’osservazione diretta della realtà. Galileo insiste: “… ma se per accertarsi del fenomeno basta dare un’occhiata a quelle stelle e ai miei rilievi! …. Pongo a disposizione il mio telescopio perché ognuno possa accertarsi, e si cita Aristotele. Lui non ce l’aveva il telescopio!” Ma “i sapienti” pretendono di argomentare rifiutandosi fino alla fine di guardare attraverso il telescopio.

Tutt’altro che un’assurdità anche nei tempi moderni, considerate le posizioni assunte da molti sulla base della responsabilità di uno scienziato nei confronti dell’umanità, il conflitto tra fede cieca e ragione e il contenimento e la dispersione della conoscenza scientifica. Teniamo presente che negli ultimi anni le autorità di molti Stati hanno avuto e hanno la tendenza a ignorare le prove scientifiche, sia in riferimento al cambiamento climatico che alla pandemia di Covid-19.

Galileo, recluso e processato, con meraviglia e delusione dei suoi discepoli, decide di abiurare le sue dottrine, evitando la condanna a morte toccata qualche anno prima anche al filosofo Giordano Bruno. Abbandonato da tutti tranne che dalla figlia, strettamente controllato dalla Chiesa, lo scienziato vive relegato gli ultimi anni della sua vita. Questo sarà però ancora un periodo fervido. Tenendo nascosto a tutti il suo lavoro, Galileo si impegna su una nuova opera, “Discorsi sulle nuove scienze”, che consegna al suo vecchio allievo Andrea, recatosi a visitarlo prima della sua partenza per l’Olanda. Il giovane, che dal giorno dell’abiura aveva provato per il vecchio maestro solo disprezzo per l’infamia gettata su anni e anni di studi e lavoro, dice al suo maestro: “Volevate guadagnar tempo per scrivere il libro che solo voi potevate scrivere. Se foste salito al rogo, se foste morto in un’aureola di fuoco, avrebbero vinto gli altri”. E Galileo: “Hanno vinto gli altri. E un’opera scientifica che possa essere scritta da un uomo solo, non esiste”.

“Ma allora perché avete abiurato?” “Ho abiurato perché il dolore fisico mi faceva paura”. Con l’abiura, Galileo si conquista la possibilità di continuare a studiare per assecondare una sua personale voglia, consegnandosi sconfitto alla storia: “Se gli uomini di scienza non reagiscono all’intimidazione dei potenti egoisti e si limitano ad accumulare sapere per sapere, la scienza può rimanere fiaccata per sempre, ed ogni nuova macchina non sarà fonte che di nuovi triboli per l’uomo. E quando, coll’andar del tempo, avrete scoperto tutto lo scopribile, il vostro progresso non sarà che un progressivo allontanamento dall’umanità.”

Andrea parte e riesce a consegnare il frutto di anni di ricerche scientifiche al mondo europeo, portando una nuova ondata di speranza, come trapela da una delle sue ultime battute: “Non si può volare per aria su di un bastone, bisognerebbe che ci fosse dentro una macchina: ma una macchina così non esiste ancora e forse non esisterà mai: perché l’uomo è troppo pesante. Ma naturalmente, non si può dire. Ne sappiamo troppo poco, troppo poco. Davvero: siamo appena al principio.” Un augurio insomma. Una legittimazione delle capacità e del merito degli scienziati futuri che si adopereranno per alleggerire le fatiche dell’uomo e per “contribuire alla scienza con la scienza”, svincolandosi da dogmi e credi clericali che per troppi secoli hanno ingabbiato la scienza.



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1 commento

  1. Questa interessante recensione dell’opera di Brecht ci stimola a riflettere non solo sui rapporti tra scienza e religione ma soprattutto sulla potenza dell’ideologia sulla ragione, sull’omologazione del pensiero, sull’ignoranza usata spesso come controllo delle masse.
    La teoria eliocentrica di Galileo mette in discussione i pilastri teologici su cui fonda il potere la Chiesa, minacciando di sconvolgere anche gli equilibri sociali del tempo.
    Ai nostri giorni, sembra dirci Brecht, attenzione a che la scienza e la cultura non siano asservite al potere di chi ci governa; attenzione ai rapporti tra intellettuali e istituzioni, tra scienza e politica, tra verità e potere.
    Il dovere dello scienziato é combattere l’oscurantismo e ricercare la verità nella scienza.

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