28 Marzo 2024
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La Terra Azzurra

Questa breve riflessione è un ringraziamento ai poeti del gruppo “Pasticci Di-versi” del servizio di potenziamento A.N.F.F.A.S. di Selargius, e a Andrea Loviselli per aver dato vita a un incontro poetico altrimenti impossibile

La fedeltà del gelso

Nel giardino di fronte a casa vive un gelso. Ogni anno, verso dicembre, il vicino pota i rami che si protendono oltre il muro di confine. Sebbene li poti in modo maldestro e radicale, puntualmente l’albero ricaccia all’inizio della primavera. I succhioni divengono nuovi rami rapidamente, e già verso maggio le foglie crescono d’un verde brillante. In men che non si dica sui rami splendono le more. Prima ancora che maturino i merli accorrono, s’affollano sui rami del gelso inebriati, zirlano, s’accapigliano. Al mattino, assisto estasiato a tanta follia.

La fedeltà del gelso mi commuove. Ora inizia a perdere le foglie. È novembre. La musica della pioggia è ritornata. Per mesi l’abbiamo attesa come una benedizione. Uomini, alberi, terra.

Nel tempo ho imparato che la natura è fragile
che la parola può essere benedizione
ho imparato che l’Altro è un posto sicuro in cui stare.

Je suis l’autre.

Come una terra azzurra.

Olav Hauge, poeta norvegese
Olav H. Hauge e la sua compagna Bodil Cappelen

Qui sono al sicuro, qui ci sono querce intorno ai muri
[…]
Mi inoltro nella terra azzurra
sotto le foglie che cadono.
E un giorno sarò spoglio,Yggdrasil.

Olav H. Hauge

La poesia come negazione

Nella mitologia norrena Yggdrasil è l’albero cosmico. Un frassino fonte della vita e del destino. L’albero che sta davanti all’ingresso del Valhalla.
Il poeta si presenta spoglio al termine del suo viaggio. E il viaggio è un continuo spogliarsi. Delle foglie. Dei frutti. Dei rami. Perdersi e perdere. Perdere per ritrovare radici. Negarsi. La poesia è autonegazione.

La poesia, l’arte in genere, è il canto della salvezza; il canto della trasparenza delle parole e delle immagini, la trasfigurazione della negazione, la negazione come purificazione.

Andrea Emo

Anche l’ascolto è negazione e purificazione. Per ascoltare le voci dell’Altro ho chiuso gli occhi. Per poter vedere il suo volto ho messo da parte anche quella categoria mentale del diverso, che ora non ha più senso.

Andrea Emo non ha voluto pubblicare una sola parola in vita sua. Perché ogni parola era il suo volto. E mostrare il proprio volto in pubblico comporta un rischio, un esporsi, un venir fuori che può essere necessità narcisista o, al contrario, nudità. Id est, presentarsi con naturalezza, così come si è.

La voce incomparabile del silenzio

Così ho ascoltato l’Altro: nudo come una nuvola vagante, sospinto dal vento dell’emozione, sorpreso dall’entusiasmo dei poeti pasticcioni: Francesca, Nicola, Laura, Elisabetta, Thomas, Valeria, Renè, Fabrizio, Giancarlo, Michele e Stefano. Trasportato dalla pura fantasia della loro narrazione.

Andrea Loviselli
Andrea Loviselli

Rinfrancato dalla freschezza di Andrea Loviselli, che ci ha riportato all’urgenza di domande fondamentali alle quali non dovremo mai rinunciare.
Cos’è la poesia? Come possiamo accedere alla bellezza?
Ogni parola che scriviamo è un tentativo di risposta. Sempre incompleta. Un inoltrarci nella terra azzurra dove

le querce immense hanno
una profonda tonalità oleosa
come un dipinto antico,
sul cielo di smalto azzurro
nubi ritardatarie
si rincorrono dal mare

Olav H. Hauge

 

dove la cura per la parola rivela tutta la convenzionalità e l’illusione di ciò che chiamiamo patologia.

La scrittura è la voce incomparabile del silenzio. La sua sonorità è l’eco di tutti i silenzi: un silenzio di cui niente interrompe la loquacità.

Andrea Emo

Il silenzio delle querce, la fedeltà del gelso alla propria natura ci insegnano che alla bellezza si accede nella condivisione, nella solitudine trasformata in compresenza. Nell’ascolto che custodisce ogni volto, ogni voce.

Lo sguardo del poeta, la sua esperienza non meno che il suo modo d’essere è una forma di custodia.

Tutto questo non eviterà la fragilità della natura, la consumazione che il tempo comporta. Ma può rendere più dolce naufragar in questo mare facendoci sentire parte di un universo di presenze.

TESTI

[three_fourth last=”no”]

[highlight color=”eg. yellow, black”]POESIE di ANDREA LOVISELLI[/highlight]

Mandorle
Due dolci mandorle
specchi di mondi
mi amano
accolgono il mio nome
viandante inquieto
di mondi segreti

[/three_fourth]

[three_fourth last=”no”]

Delusione
Leggera e fugace
attraversa il mio corpo
e col mio cuore in pugno
scappa nell’abisso

La ragazza innocente
danzante e fuggente
che come mi tocca
mi porta via

[/three_fourth]

[three_fourth last=”no”]

[highlight color=”eg. yellow, black”]POESIA di PASTICCI DI-VERSI[/highlight]

Amicizia
Profumo di rosa
e di felicità è contagiosa.
Amicizia.
Dal colore viola
Sento il pianoforte che suona.
Amicizia profonda
Di sentimenti ci circonda
Con amici speciali
lacrime di emozioni come segnali.
Rossa come amore
Profumo di mare e buonumore
Note di chitarra l’amicizia narra.
L’amicizia è come una mamma
Il cuore infiamma
Come acqua che culla
Il cuore di una fanciulla
l’amicizia ha il colore di una rosa
E l’anima riposa
Profuma d’amore
E di cuore

[/three_fourth]

 

 

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1 commento

  1. Chi sono i “nuovi” poeti? Dove sono? Dove nascono? Si muovono in contesto di solitudine o “insieme” costruiscono qualcosa, colori, pensieri, per ridere di sé e del mondo che non li vede e li emargina. ”Ajò – dice uno di loro- sono Fracassa, sono grasso, dove passo scasso e faccio tanto chiasso…gallo sardo dal grande pancione”.Nel caso dei ragazzi del gruppo di “Pasticci Di-versi” del servizio di potenziamento A.N.F.F.A.S. di Selargius la poesia è condivisione e anche non banale messaggio. Chi spiega il titolo del loro libretto “Il mistero delle nuvole appetitose”? La poesia nasce in luoghi impensati.
    Complimenti ai ragazzi e agli operatori che con loro lavorano

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