‘Una torre in faccia al mare rauco, /là dov’è desolato il grido del gabbiano’.
Dopo certi vagabondaggi marino-estivi un giorno d’autunno, lontano nel tempo, improvviso ho ‘sentito’ un luogo inesistente e la sua malinconia: c’era una torre, il mare e il vento…
Ecco, ‘emozioni-immagine’ che nascono fugaci da una singolare corrispondenza tra un nostro ‘dentro’ insondabile e un ‘fuori’ da noi in cui siamo immersi…
(Complici spiagge e torri lungo le coste ventose dell’Isola -luoghi solitari nell’ora serale quando la sabbia si fa più pallida, e nella terra secca secca gigli bianchi appena mossi dall’alito salino del mare).
Poteva nascere una poesia. Ma la poesia, difficile che si lasci incantare; non basta uno spunto, un ‘la’, una facile emozione…
Sono rimasti solo quei due versi (più che liberi grezzi) senza ritmo e fuori del computo sillabare.
M’era però piaciuto l’attributo di rauco al mare e la desolazione con colonna sonora lo stridìo dei gabbiani.