15 Novembre 2025
No menu items!
HomePrimo PianoH. Sapiens: bravo nel raccontare, pessimo nel fare.

H. Sapiens: bravo nel raccontare, pessimo nel fare.

“L’umanità dall’evoluzione all’ebollizione”, interessante articolo di Giuseppe Remuzzi sulla crisi climatica ne “ La Lettura” di domenica 27 luglio.

Una prima considerazione: mi è parso di cogliere una contraddizione tra l’analisi precisa e lucida sulla realtà della crisi climatica e un ottimismo ormai stanco e di maniera. E mentre si aggravano e si accumulano i guai eco-climatici (siamo quasi alle soglie dell’irreversibilità), non c’è intervento che non finisca con scontate e generiche dichiarazioni di ottimismo.
La crisi climatica prepara le condizioni per ulteriori guerre. E le guerre (oltre a essere il “buco nero” dell’umanità) a loro volta divengono potenti acceleratrici del disastro ecologico in corso.

“In base ai calcoli degli scienziati del clima” – scrive Remuzzi – “alla fine di questo secolo (a meno che non cambi qualcosa) arriveremo ad un aumento di 3,5 gradi di temperatura. Se sarà così il 92% dei bambini nati negli ultimi 4-5 anni avranno problemi di salute, certo, ma persino di sopravvivenza”.
“A meno che non cambi qualcosa”, la butta là Remuzzi. “Qualcosa”? Si tratta di un profondo rivolgimento d’un intero sistema (economico, politico, sociale) di produzione, di consumo, di mercato. In altre parole di una rivoluzione globale di tutte le strutture economiche, industriali e finanziarie. Ciò presuppone uno sguardo mondiale, capace di vedere in prospettiva il superamento degli stati nazionali. Mica uno scherzo, quando gruppi ed elite potentissime hanno in mano tutto il potere e producono, anche, e diffondono, idee, costumi e consensi. Inoltre condizionano la politica degli stati, compresi quelli formalmente democratici, come in Europa.

Le cose da fare le sappiamo fin troppo bene, scrive Ramuzzi e ce le ricorda:
“1 – Agglomerati urbani: progettare le città perché sappiano proteggerci dal calore”
Seguono dettagli: uno dei quali è la de pavimentazione e l’incremento arboreo e del verde.
“2 – “Alimentazione”: cambiare il modo di alimentarci, dato che l’agroalimentare contribuisce per il 30% al riscaldamento globale; basti pensare che solo nel 2022 e solo in rapporto al nostro modo di mangiare, si è arrivati a più di 16 miliardi di tonnellate di CO2.
“3 – Energia: si può prendere esempio da Spagna e Portogallo, da loro il 60% dell’energia viene da fonti rinnovabili”. Esempio da seguire, ma poco imitato.
“4 – Biodiversità. Si fa riferimento a uno studio appena pubblicato su “Scienze” circa l’importanza e l’azione della biodiversità, in generale e , specificamente, per il contenimento dell’aumento del calore. Magari Anna e Mariano potrebbero riprendere quello studio e scriverne in “Equilibri”.

Si impongono ancora, ineludibili, le domande cruciali: che cosa produrre? Quanto produrre? Come produrre? Dove produrre? Per chi produrre? Tutte domande tra loro interconnesse. L’economia mondiale, guidata dal profitto, guarda al Pil. Alla quantità, non alla qualità. Quali politiche, espresse da una programmazione democratica, riusciranno a dare risposte concrete non più rinviabili?

Avviandosi a conclusione Remuzzi scrive: “vanno ripensati i principi fondamentali cui hanno fatto riferimento finora le nostre civiltà e si potrebbe persino dover mettere in discussione l’idea della proprietà delle terre e dei mari”. Insomma : una rivoluzione anticapitalistica. La fine di un sistema mentre ne avanza un altro. Le forze che si opporranno potrebbero anche porre fine alla vita nel pianeta pur di non farsi da parte, di non cedere il potere.
Non vedo comunque in azione forze organizzate capaci di tanto rivolgimento globale che guardi oltre gli stati e l’ambito nazionale.
Ma la velocità con cui il clima si fa più caldo è di gran lunga superiore al tempo di “transizione” da un sistema ad un altro.
L’entropia è inesorabile: ogni attività umana l’aumenta. E le risorse del pianeta non sono inesauribili.

Articoli correlati

1 commento

  1. Tutti i punti messi i evidenza da Gabriele, nella lettura dell’articolo di Remizzi, sono ugualmente importanti e dovranno essere affrontati dalle istituzioni se vogliamo che la specie umana continui a vivere su questo pianeta a lungo e in condizioni accettabili. E quindi il ripensamento sulla progettazione delle ‘citta’, l’alimentazione, la produzione di energie rinnovabili e la salvaguardia della biodiversità sono tutti punti inalienabili.
    È noto che le risorse necessarie agli umani sono in esaurimento. Lo sfruttamento della Terra aumenta di anno in anno, perché si consumano più risorse di quante il pianeta ne abbia a disposizione. L’Earth overshoot day mette in luce questa problematica, indicando la data in cui le risorse disponibili per l’anno in corso sono esaurite. Nel 2025 è caduta il 24 Iuglio ed è anticipata di 15 giorni rispetto all’anno precedente (2024). In Italia va anche peggio, in quanto l’overshoot day nel 2025 è caduta a maggio.
    Purtroppo l’economia mondiale è in gran parte in mano a persone oscurantiste che guardano solo al proprio interesse a breve scadenza e manca l’occhio che guarda al futuro, anche al futuro prossimo.

Rispondi

Please enter your comment!
Scrivi il tuo nome e cognome

TAG

I più letti